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Tag: design

Mirror Shards - Ferrero1947 - Luca Montrucchio

Mirror Shard

Mirror Shard: Ferrero1947 presenta un nuovo progetto nella rassegna “Quando lo specchio ti fa bella”, basato sulla tipologia della consolle e delle sue interpretazioni completata da uno specchio dal medesimo rigore. Linee grafiche essenziali e alternarsi di diversi materiali, caratterizzano il progetto “Frank”, dove il giovane designer Luca Montrucchio ha lavorato con influenze raffinate tipiche dello stile di Jean Michel Frank in una rilettura contemporanea.

Frank è anche un omaggio a Franco Curletto, che ospita la rassegna e che ha fatto della bellezza la sua filosofia di vita. Una collezione di piccoli specchi da tavolo, per vanità  private, completa il progetto, traducendo in scala minore linee e rigore dell’idea primordiale.

Il progetto è realizzato interamente a mano, con l’intervento di artigiani locali: ogni elemento è il frutto di un accurato lavoro manuale. Ferrero1947, con un’esperienza di quasi 70 anni nella selezione, distribuzione e vendita di arredi contemporanei, dal 2105 ha deciso di entrare nel mondo della produzione, editando una collezione che concretizza l’ideologia e lo stile acquisiti in tanti anni di attività .

Frank collection - Ferrero1947 - Luca Montrucchio

Frank

Ferrero1947 presenta un nuovo progetto nella rassegna “Quando lo specchio ti fa bella”, basato sulla tipologia della consolle e delle sue interpretazioni completata da uno specchio dal medesimo rigore. Linee grafiche essenziali e alternarsi di diversi materiali, caratterizzano il progetto “Frank”, dove il giovane designer Luca Montrucchio ha lavorato con influenze raffinate tipiche dello stile di Jean Michel Frank in una rilettura contemporanea. Frank è anche un omaggio a Franco Curletto, che ospita la rassegna e che ha fatto della bellezza la sua filosofia di vita. Una collezione di piccoli specchi da tavolo, per vanità  private, completa il progetto, traducendo in scala minore linee e rigore dell’idea primordiale. Il progetto è realizzato interamente a mano, con l’intervento di artigiani locali: ogni elemento è il frutto di un accurato lavoro manuale. Ferrero1947, con un’esperienza di quasi 70 anni nella selezione, distribuzione e vendita di arredi contemporanei, dal 2105 ha deciso di entrare nel mondo della produzione, editando una collezione che concretizza l’ideologia e lo stile acquisiti in tanti anni di attività.

Belt

Belt

La prima collezione

FERRERO1947 presenta Belt, dopo una esperienza di quasi 70 anni nella selezione, distribuzione e vendita di arredi contemporanei, decide di entrare nel mondo della produzione, creando la divisione “Collection”, per editare una collezione di arredi e concretizzare l’ideologia e lo stile acquisiti in tanti anni di attività , con il supporto dello storico Archivio Privato, che raccoglie un ricco patrimonio del design italiano e internazionale dal 1940 ai nostri giorni.

Il tavolino “BELT” nasce come anticipazione di quella che sarà  la Collezione 01: le sue forme semplici e rigorose, con lo studio di un dettaglio che genera l’intero progetto, nascono dalla creatività  del giovane designer Luca Montrucchio e rappresentano totalmente lo stile Ferrero1947.

Il prodotto sarà  disponibile in una vasta gamma di colori e finiture, tuttavia l’azienda per il suo lancio ha voluto puntare sul contrasto tra 2 materiali: il metallo e il legno. Il metallo verniciato, industriale, avvolge e stringe uno spesso piano di legno pregiato, volutamente non rifinito, e prezioso nelle sue venature naturali.

Particolare attenzione è stata prestata ai dettagli, come ad esempio la rastremazione delle gambe, e alle proporzioni tra le parti, come quella tra lo spessore del profilo di metallo e il raggio di curvatura, in un alternarsi di spazi pieni e vuoti.

A rendere il progetto ancora più accattivante è la quantità  infinita di combinazioni possibili grazie a 2 altezze e 3 lunghezze diverse, che permettono di creare giochi di compenetrazioni, memoria del Bauhaus, dando movimento all’ ambiente nel quale sono collocati.

Il nome “BELT” prende spunto dalla forma della struttura delle gambe, che avvolge e sostiene il piano di legno come una morbida cintura, pur trattandosi di metallo.

Aldo Bakker

Aldo Bakker

Aldo Bakker

Aldo Bakker ( 1971) è un designer che combatte lo spirito del tempo: quasi tutti i suoi disegni, sia che si tratti di vetro-line (1998), Saliera ( 2007), Tavolino di servizio ( 2008), o Jug + Cup ( 2011), sono notevoli per il loro rifiuto di sfida con la moda o lo spirito del tempo. Per non parlare del fatto di poterlo classificare dal mondo circostante – coloro che vedono i disegni di Bakker per la prima volta, spesso si chiedono quale sia il loro scopo. Questa sfida è importante per Bakker, un autodidatta che ama seguire la propria strada.

Da subito si comprende che Bakker ama l’essenzialità; unico figlio dei mitici Emmy van Leersum e Gijs Bakker, che negli anni 70 hanno rivoluzionato il design olandese con la loro collezione di gioielli dalle forme futuriste, Aldo non ha mai avuto dubbi sul suo destino di designer, ma il suo lavoro ha preso da subito una direzione diversa, molto distante dall’esuberanza della nuova scuola concettuale, a cui suo padre ha così fortemente contribuito, con la fondazione del collettivo Droog design e formando alla Design Academy di Eindhoven più di una generazione di designer oggi di fama internazionale.

Gli oggetti che Aldo progetta sono allo stesso tempo semplicissimi ed estremamente complicati: oggetti dalle forme essenziali ma non elementari, dalle superfici levigate e convesse che possono nascondere delle cavità inattese. Oggetti difficili da situare: per le qualità plastiche evocano la scultura, per le qualità tecniche lo strumento e per la preziosità dei materiali e della fattura il gioiello. Gli oggetti di Aldo Bakker giocano sulla frontiera tra figurativo e astratto: se da una parte indicano una ricerca della forma assoluta e della perfezione estetica, dall’altra suscitano delle inattese risonanze organiche, evocando dei profili vagamente vegetali o animali Molti critici hanno avvicinato queste forme, lisce e bombate, sinuose e allo stesso tempo pure, alle sculture di Brancusi; Bakker, con un sorriso, non esclude questa vicinanza, ma si sofferma a spiegare l’importanza dell’originale convergenza tra forma, materia e uso che ha elaborato, dopo anni di tentativi e di studio.

L’indipendenza è un valore fondamentale per Aldo Bakker che, pur collaborando regolarmente con editori prestigiosi, rivendica la libertà di una ricerca che si sottrae agli imperativi del mercato. L’indipendenza non è solo legata a un posizionamento etico esigente, ma è anche l’obiettivo che il designer cerca di raggiungere con la creazione dei suoi oggetti. A un’osservazione attenta, le forme enigmatiche degli oggetti di Bakker nascondono delle sorprese: a chi li prende in mano e ne esplora l’ergonomia, essi rivelano delle funzioni inattese, provocano dei gesti inediti, eppure sempre profondamente “naturali”, come il prodigioso Salt Cellar (2007) in porcellana nera, che è allo stesso tempo cucchiaio e saliera.

Tutti questi oggetti richiedono un’esperienza, un contatto, una conoscenza che si fa nel tempo, con l’obiettivo, più che di esercitare un uso, di scoprire l’essenza di un gesto originario. «Sedersi, versare, contenere, sono tutti gesti che definiscono l’umano», dice Bakker: «con i miei oggetti voglio creare uno stato di consapevolezza». Attraverso una molteplicità di vasi, contenitori, brocche, zuppiere, ha per esempio esplorato le mille sfaccettature di un gesto essenziale come quello di versare un liquido – arrivando a soluzioni paradossali, come l’ esile annaffiatoio o brocca in rame del 2014, in cui il liquido scorre nel manico prima di uscire dal becco. Allo stesso modo, la concezione e produzione di ogni oggetto è il risultato di un percorso lungo, che può durare degli anni, e che si compie come un lento processo di conoscenza, o, come spiega Bakker, di «frequentazione e di comprensione di una forma».

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Atelier Van Lieshout

Atelier Van Lieshout

Atelier Van Lieshout

Atelier Van Lieshout è lo studio fondato dallo scultore, pittore e visionario Joep van Lieshout, che, dopo essersi diplomato alla Rotterdam Art Academy, è rapidamente diventato famoso con progetti che oscillano tra il mondo del design e quello dell’arte: scultura e installazioni, edifici e mobili, utopie e distopie. Nel 1995, Van Lieshout ha fondato il suo studio e da allora ha lavorato esclusivamente con il nome dello studio, che comprende più di venti collaboratori di origini e provenienze diverse. Tutti lavorano insieme in un grande capannone sul porto di Rotterdam, suddiviso in diversi reparti: fibra di vetro, scultura in legno, metallo. I progettisti sono strettamente coinvolti nel processo di fabbricazione di ciascun prodotto; per questo motivo progettazione e produzione di tutte le opere firmate AVL devono svolgersi necessariamente in questo unico luogo.
Negli ultimi tre decenni, Van Lieshout ha istituito una pratica multidisciplinare che produce opere ai confini tra arte, design e architettura, studiando la linea sottile tra arte manifatturiera e oggetti funzionali di produzione di massa e cercando di trovare i confini tra fantasia e funzione, tra fertilità e distruzione.
Van Lieshout analizza i sistemi, che si tratti della società nel suo insieme o del corpo umano; egli sperimenta, cerca alternative, tiene mostre come esperimenti per il riciclaggio e ha persino dichiarato uno stato indipendente nel porto di Rotterdam AVL-Ville nel 2001: uno stato libero nel porto di Rotterdam, con un minimo di regole, un massimo di libertà e il più alto grado di autarchia.
Tutte queste attività sono condotte nel tipico stile provocatorio di Van Lieshout, sia esso politico o materiale, combinando un’estetica e un’etica fantasiose con uno grande spirito imprenditoriale; il suo lavoro ha motivato i movimenti nel campo dell’architettura e dell’ecologia ed è stato celebrato, esposto e pubblicato a livello internazionale. Le sue opere condividono una serie di temi, motivi e ossessioni ricorrenti: sistemi, potere, autarchia, vita, sesso e morte – ognuno di questi traccia l’individuo umano di fronte a un tutto più grande come il suo noto lavoro Domestikator (2015). Questa scultura ha suscitato polemiche prima ancora di essere collocata al Louvre nel Jardin de Tuilleries, ma è stata poi adottata dal Centre Pompidou dove è stata esposta durante FiAC del 2017.

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BCXSY

BCXSY

BCXSY è uno studio interdisciplinare con sede ad Amsterdam tra i designer Boaz Cohen , nato in Israele nel 1978) e Sayaka Yamamoto, nata in Giappone, nel 1984. Lo studio, fondato all’inizio del 2007, continua ad effettuare una vasta gamma di progetti, sia nei Paesi Bassi e all’estero, offrendo una combinazione equilibrata di due talenti unici e fornendo una narrazione che si caratterizza per l’accento sull’ esperienza personale, l’interazione umana e la consapevolezza emotiva. L’intreccio abile del particolare e artigianale con l’universale e commerciale è il segno distintivo della esperienza di progettazione BCXSY.
Negli ultimi anni, BCXSY ha acquisito notorietà e riconoscimento internazionale per la loro dedizione a progetti socialmente sensibili. Il loro lavoro premiato è stato descritto in alcuni dei più prestigiosi eventi di design di tutto il mondo e continua a catturare l’attenzione di gallerie e musei internazionali, tra cui il Victoria & Albert Museum di Londra, il Museo di Shanghai Glass,il Textielmuseum a Tilburg, Paesi Bassi.
Con un approccio che è deliberatamente giocoso , BCXSY non manca mai di sorprendere e ispirare. Grazie alla collaborazione con una serie di laboratori artigianali e di iniziative commerciali, BCXSY crea prodotti che sono una fusione di contesto e bellezza. Tutti i progetti sono in edizione limitata di pochi esemplari, per preservare quella unicità ottenuta grazie ad un rigoroso processo creativo abbinato ad un artigianato di altissimo livello.
Attraverso la loro costante partecipazione a workshop internazionali e conferenze, lo studio è diventato leader nel più recente forum di progettazione e dibattito.I due soci portano spirito, purezza ed unicità alla comunità del design moderno e continuano a ritagliarsi il loro posto tra gli studi di design più influenti di oggi.

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Christien Meindertsma

Christien Meindertsma

Christien Meindertsma

Christien Meindertsma nasce a Utrecht nel 1980 e si diploma alla prestigiosa Design Academy di Eindhoven nel 2003; il suo lavoro esplora a fondo la vita dei prodotti e delle materie prime. In alcuni casi, il risultato dei suoi progetti potrebbe essere la registrazione di un processo stesso, in altri, le sue indagini portano a prodotti commerciali; indagini accurate e documentazione, temi della produzione locale e risorse sottoesposte caratterizzano il suo lavoro.

La designer cerca di rivelare i processi che sono diventati distanti nell’industrializzazione e incoraggiare una comprensione più profonda dei materiali e dei prodotti che ci circondano. Il suo primo lavoro è stato un libro intitolato Checked Baggage del 2004, dove Meindertsma ha acquistato un container riempito con una settimana di oggetti confiscati ai controlli di sicurezza nell’aeroporto di Schiphol, meticolosamente classificati e fotografati, arrivando a 3267 articoli. Più tardi, il suo libro PIG 05049 del 2007 ha documentato tutti i prodotti realizzati con un solo maiale, esplorando la connessione tra materie prime e prodotti di uso quotidiano che ci circondano, rivelando una rete tra fonte e consumatore che è diventata sempre più invisibile.

Un altro progetto documentario chiamato Bottom Ash Observatory del 2015 ha coinvolto Meindertsma nel setacciare un secchio di inceneritore Bottom Ash, un sottoprodotto abbondante e fino a poco tempo fa svalutato dell’incenerimento su larga scala dei rifiuti domestici, per rivelare e presentare i preziosi materiali all’interno; questo progetto è confluito in un prezioso libro e una serie a edizione limitata di immagini.

Opere come il Flax Project del 2012, e le sue numerose discendenze, sono anch’esse tipiche del suo approccio: Meindertsma ha acquistato un intero raccolto di un coltivatore olandese di lino con l’ambizione di esplorare come i prodotti del lino potrebbero rimanere prodotti localmente; ne è derivata una straordinaria collezione di oggetti come lampade, tappeti, pouf, sedie, tessuti.. realizzati unicamente con questa partita di lino olandese, lo stesso utilizzato per le cime nel porto di Rotterdam.

Molti studiosi e politici olandesi hanno quindi invitato Christien Meindertsma a trasformare il suo metodo particolarmente investigativo di progettazione e documentazione su un argomento specifico, esplorando argomenti di vasta portata come Forestry nella regione di Flevopolder nei Paesi Bassi, il rapporto tra porcellana giapponese e lino olandese e il paesaggio del nord del Canada. Il lavoro della designer è nella collezione del MOMA di New York, del Victoria & Albert Museum di Londra e del Vitra Design Museum di Weil am Rein. Tra i numerosi premi e riconoscimenti: tre Dutch Design Awards nel 2008 e un Index Index nel 2009 per il progetto PIG 05049; la sedia Flax ha vinto il Dutch Design Award e Future Award nel 2016.

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Boda Horak

Boda Horak

Boda Horak

Boda Horak compie gli studi di architettura e interior design presso il College di Arte, Architettura e Design a Praga, dove si laurea nel 1980 e pochi anni dopo, nel 1987, è uno dei co-fondatori del leggendario gruppo di progettisti “ATIKA”, molto osannato dalla critica e dal pubblico; molto presto diventa uno dei principale esponenti europei di quello riconosciuto come il movimento post-modernista degli anni 1980. Secondo molti critici mentre in Italia si manifestava il movimento Memphis con Ettore Sottsass e gli altri suoi collaboratori, a Praga, seguendo un percorso ideologico ed estetico molto simili, si metteva in luce la figura di questo designer.
I suoi lavori, caratterizzati da un’impeccabile artigianalità e da un senso plastico di grande spessore sono di tipologie e dimensioni molto differenti: dal bicchiere al candelabro, dalla sedie al divano. Tutti questi pezzi sono caratterizzati da un’estetica molto forte, a tratti monumentale e drammatica, sempre di grande impatto e fuori dai tracciati abituali del design,
Dal 1993 l’artista inizia a collaborare con la società tedesca Anthologie Quartett, che intuisce per prima il suo grande talento, creando una linea di successo di prodotti di design che hanno contribuito a definire lo stesso stile distintivo della società. I progetti di Horak sono tutti unici, mai uguali, scultorei, ma attenti all’utilizzo, all’ergonomia e alla praticità: quelle che sembrano delle preziose sculture, si rivelano sedie molto comode o divani perfettamente utilizzabili.
Nel 2012 il designer inizia un nuovo progetto, lavorando insieme con lo scultore del vetro di design Vladimíra Klumpar e creando una collezione di oggetti, tra i quali vasi, candelabri e bicchieri, di grande raffinatezza. A questa segue una nuova linea di oggetti di illuminazione, che comprende monumentali lampadari , ma anche piccole lampade di grande atmosfera.
Nello stesso anno Boda Horak inizia la collaborazione con aziende vetrarie Rückl cristallo A.S, Bomma, PRAGER Kunstsalon e dal 2013 con alcune gallerie d’arte: la galleria KREHKY, PRAGA KABINET e TIME ART AVANTGARDESIGN in Germania.
Boda Horak partecipa a prestigiose mostre in alcune famose gallerie internazionali come Binnen ad Amsterdam, Jannone a Milano, Ferrero1947 a Torino, dadriade a Roma, la Galleria Moss a New York, la galleria Limn a San Francisco, UNICA Las Vegas, ecc… Le sue opere sono regolarmente pubblicate in patria e all’estero, in molte riviste e libri d’arte e sono anche esposte nei più famosi musei di design e arte applicata del mondo e in alcune collezioni private.

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Davide Medri

Davide Medri

Davide Medri nasce a Cesena il 7 agosto 1967 e si laurea presso le Belle Arti di Ravenna, l’Istituto d’Arte del Mosaico e il Albestainer Mosaico Scuola Professionale, considerata una delle migliori scuole al mondo per l’insegnamento della tecnica del mosaico.

Dopo varie esperienze artistiche e nel mondo del design, nel 1997 il designer inizia la produzione dei mosaici a specchio, interamente realizzati a mano con estrema minuziosità. Subito questi oggetti altamente decorativi, frutto di una estetica marcata a tratti massimalista, diventano delle icone del design, desiderate in tutto il mondo; le forme sono molteplici, unite o scomposte a formare diverse composizioni, squadrate o curve, in specchio naturale, oro o in vetro nero per un effetto sempre molto spettacolare.

L’operato è totalmente artigianale e ogni singolo pezzo di vetro è fissato a mano garantendo l’alta qualità; ogni opera d’arte e di design è unica.

Parallelamente agli specchi, ai pannelli e alle grandi cornici il designer crea anche tavoli, tavolini, consolle e lampade con le stesse caratteristiche, unendo al mosaico di vetro o di specchio l’ acciaio inox, in un piacevole gioco di lucido-opaco e chiaro-scuro. Tra questi arredi si possono citare i tavolini conici con interno in mosaico illuminato dalla luce, il lungo tavolo in acciaio con inserti in mosaico e le famose lampade aggregabili ad anelli in mosaico a specchio luminoso.

Gli specchi e le sue grandiose cornici rimangono, a molti anni di distanza dalla loro prima comparsa, il prodotto più ingegnoso, originale e riconosciuto di Davide Medri, definito ormai “il re del mosaico di specchio”. In anni più recenti alla celebre tipologia di specchi in mosaico, si è aggiunta una nuova collezione ironica e molto decorativa, composta da grandi specchi dalle sembianze ingigantite di segnali stradali, reali o immaginari. Questa collezione, apparentemente ludica, non deve trarre in inganno: ogni esemplare è realizzato totalmente a mano, dipingendo, come su un quadro, il segnale stradale con i suoi relativi simboli e colori.

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Dick Van Hoff

Dick Van Hoff

Dick van Hoff nasce ad Amsterdam nel 1971 e si diploma alla Scuola d’Arte di Arnhem nel 1996, ora con sede a est dei Paesi Bassi.
Dopo il diploma inizia subito a progettare con il suo nome, aprendo un piccolo studio, che segue tutta l’evoluzione del progetto, dalla prima fase progettuale a quella della produzione; in tutti questi anni Van Hoff ha prodotto un flusso costante di oggetti di squisita fattura.
Attraverso il proprio lavoro di designer e come professore-tutor presso la Design Academy di Eindhoven, Dick van Hoff continua a svolgere un ruolo importante nel plasmare il futuro di molti giovani talenti olandesi e di quello che viene definito “Droog design thinking”. La sua promozione dell’artigianato fine accoppiato con tecniche industriali forgia un rinnovato interesse per i canoni moderni di forma, funzione e adeguatezza.
Il designer incarna valori universali in prodotti moderni che sembrano esistere da secoli: funzionalità, qualità e relazione tra utente e prodotto danno forza ai progetti; su una sedia di Dick van Hoff ci si siederà sempre bene, una sua lampada illuminerà sempre in maniera impeccabile il punto desiderato, il suo porta-legna in cuoio sarà comunque tra i migliori contenitori esistenti per la legna da affiancare al camino… Il funzionamento è più importante dell’estetica, ma ciò non significa che la forma segua la funzione; i disegni sono presenti, sono solidi e convincono proprio per il loro potente linguaggio visivo, sono icone che catturano il cuore.
Spesso robusti nella forma, ma sottilmente dettagliati, sono oggetti senza tempo, dove la loro presenza risulta ovvia, il loro posto nella casa logico e piacevole come un buon amico.
La personalizzazione industriale garantisce un modo di produzione intatto e penetrante in cui la qualità, la finitura e la scelta dei materiali sono fondamentali; i disegni sono realizzati con amore: amore per il prodotto, il processo decisionale, l’utente e la professione. Sia che il design sia prodotto industrialmente o manualmente, la perfezione e la maestria sono sempre molto visibili.
Il lavoro di Dick van Hoff è rappresentato nella collezione permanente del Boymans van Beuningen di Rotterdam, del Fond National d’Art Contemporaine, di Parigi e del Centraal Museum di Utrech.

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