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Aldo Bakker

Aldo Bakker

Aldo Bakker

Aldo Bakker ( 1971) è un designer che combatte lo spirito del tempo: quasi tutti i suoi disegni, sia che si tratti di vetro-line (1998), Saliera ( 2007), Tavolino di servizio ( 2008), o Jug + Cup ( 2011), sono notevoli per il loro rifiuto di sfida con la moda o lo spirito del tempo. Per non parlare del fatto di poterlo classificare dal mondo circostante – coloro che vedono i disegni di Bakker per la prima volta, spesso si chiedono quale sia il loro scopo. Questa sfida è importante per Bakker, un autodidatta che ama seguire la propria strada.

Da subito si comprende che Bakker ama l’essenzialità; unico figlio dei mitici Emmy van Leersum e Gijs Bakker, che negli anni 70 hanno rivoluzionato il design olandese con la loro collezione di gioielli dalle forme futuriste, Aldo non ha mai avuto dubbi sul suo destino di designer, ma il suo lavoro ha preso da subito una direzione diversa, molto distante dall’esuberanza della nuova scuola concettuale, a cui suo padre ha così fortemente contribuito, con la fondazione del collettivo Droog design e formando alla Design Academy di Eindhoven più di una generazione di designer oggi di fama internazionale.

Gli oggetti che Aldo progetta sono allo stesso tempo semplicissimi ed estremamente complicati: oggetti dalle forme essenziali ma non elementari, dalle superfici levigate e convesse che possono nascondere delle cavità inattese. Oggetti difficili da situare: per le qualità plastiche evocano la scultura, per le qualità tecniche lo strumento e per la preziosità dei materiali e della fattura il gioiello. Gli oggetti di Aldo Bakker giocano sulla frontiera tra figurativo e astratto: se da una parte indicano una ricerca della forma assoluta e della perfezione estetica, dall’altra suscitano delle inattese risonanze organiche, evocando dei profili vagamente vegetali o animali Molti critici hanno avvicinato queste forme, lisce e bombate, sinuose e allo stesso tempo pure, alle sculture di Brancusi; Bakker, con un sorriso, non esclude questa vicinanza, ma si sofferma a spiegare l’importanza dell’originale convergenza tra forma, materia e uso che ha elaborato, dopo anni di tentativi e di studio.

L’indipendenza è un valore fondamentale per Aldo Bakker che, pur collaborando regolarmente con editori prestigiosi, rivendica la libertà di una ricerca che si sottrae agli imperativi del mercato. L’indipendenza non è solo legata a un posizionamento etico esigente, ma è anche l’obiettivo che il designer cerca di raggiungere con la creazione dei suoi oggetti. A un’osservazione attenta, le forme enigmatiche degli oggetti di Bakker nascondono delle sorprese: a chi li prende in mano e ne esplora l’ergonomia, essi rivelano delle funzioni inattese, provocano dei gesti inediti, eppure sempre profondamente “naturali”, come il prodigioso Salt Cellar (2007) in porcellana nera, che è allo stesso tempo cucchiaio e saliera.

Tutti questi oggetti richiedono un’esperienza, un contatto, una conoscenza che si fa nel tempo, con l’obiettivo, più che di esercitare un uso, di scoprire l’essenza di un gesto originario. «Sedersi, versare, contenere, sono tutti gesti che definiscono l’umano», dice Bakker: «con i miei oggetti voglio creare uno stato di consapevolezza». Attraverso una molteplicità di vasi, contenitori, brocche, zuppiere, ha per esempio esplorato le mille sfaccettature di un gesto essenziale come quello di versare un liquido – arrivando a soluzioni paradossali, come l’ esile annaffiatoio o brocca in rame del 2014, in cui il liquido scorre nel manico prima di uscire dal becco. Allo stesso modo, la concezione e produzione di ogni oggetto è il risultato di un percorso lungo, che può durare degli anni, e che si compie come un lento processo di conoscenza, o, come spiega Bakker, di «frequentazione e di comprensione di una forma».

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