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Tag: legno

Bonacina

Ci sono gesti e profumi che accompagnano ogni lavoro e quello dei Bonacina in particolare: è la loro maestria nel bagnare, piegare, asciugare e quell’aroma di paesi lontani che sprigionano le canne d’India, di Manau e di Manila. Movimenti immutati nel tempo al servizio di un design che sgorga dalla materia stessa: nulla come il giunco impone scelte precise, studiate e per questo antiche e moderne insieme. Il saper fare ed il guardare avanti che sono da sempre nel DNA della famiglia Bonacina.
A Lurago d’Erba Giovanni fece tesoro dell’arte dell’antico mestiere di canestraio e, più di un secolo fa, fondò la sua azienda Bonacina ampliando ben presto la sua produzione con poltrone, salotti ed elementi d’arredo. Il successo non tardò ad arrivare con i riconoscimenti internazionali del 1909 a Londra e a Parigi e del 1910 a Roma e commesse importanti come la fornitura per il Grand Hotel Villa d’Este a Cernobbio (Como).
Bonacina posiede un ricco archivio di disegni e prototipi custodisce con cura e passione la collaborazione fra maestri artigiani e nomi che hanno fatto la storia del design in Italia e nel mondo: Albini, Aulenti, Forges Davanzati, Gregotti, Mongiardino, Ponti, Sambonet, Travasa… una strada difficile ma coraggiosa e stimolante.
Dopo più di un secolo la Bonacina 1889 continua così a essere, in tutto il mondo, sinonimo di altissima qualità formale ed estetica.

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Azucena

Azucena

Fondato nel 1947 da Luigi Caccia Dominioni, Ignazio Gardella e Corrado Corradi Dell’Acqua. Il marchio italiano Azucena da sempre si distingue per le sue collezioni che uniscono eleganza formale, lusso , estetica pura e nitida e un’altissima manifattura.
Il brand che gli architetti decidono di chiamare Azucena dal nome della zingara dell’opera teatrale ‘Il Trovatore’, viene creato sia per raccogliere alcuni dei loro progetti di mobili da destinare all’arredo degli edifici da essi stessi disegnati sia per poter produrre singolarmente alcuni mobili facenti parte di serie di arredo da loro progettate. I tre designer iniziano quindi una ricca produzione disegnata da loro per poter sfruttare un repertorio di arredi disponibili per le case che progettano. Sono arredi, lampade e oggetti sperimentali, che utilizzano coraggiosamente materiali nuovi, accostati a quelli tradizionali in modo sorprendente e contemporaneo, unendo e spesso sovrapponendo industria e alto artigianato. Lacca, ottone cromato lucido, cristallo sono i materiali preferiti in una costante ricerca di luminosità, brillantezza, e trasparenza, che talvolta si alternano alla morbidezza del velluto o alla ricchezza della pelle.

Con Azucena prende vita una collezione unica, raffinatissima, con una serie di pezzi diventati in breve tempo iconici, caratterizzati dall’unione di materiali diversi, ma sempre ricercati, e dalla ripresa di forme stilistiche tradizionali; su tutte la poltrona Catilina, quasi un trono romano, dove ci si deve accomodare in maniera composta, concetto molto amato dall’architetto Luigi Caccia Dominioni, ma anche il tavolo Cavalletto, dalle forme sinuose e rigorose, reminiscenza dei banchi da disegno al politecnico di Milano, oppure la poltrona Chinotto, un piccolo fuori scala non senza ironia.

Le lampade hanno una posizione privilegiata all’interno della collezione Azucena: Luigi Caccia Dominioni pone particolare attenzione alla luce e agli apparecchi illuminanti, sfruttando in modo nuovo e moderno materiali e tecniche inconsuete. Ne derivano alcuni modelli di straordinaria bellezza come la celebre lampada da terra Imbuto, dal chiaro riferimento riletto in maniera sobria e colta, o come la lampada da tavolo Base ghisa, dove il nome stesso svela la scelta tecnica dell’autore, o ancora come la lampada da lettura Monachella, leggera, trasportabile grazie ad un anello all’estremità dell’asta, concepita dall’architetto Caccia Dominioni non casualmente, ma ispirandosi al copricapo delle monache di un convento milanese, che stava realizzando.

Nel 2018, il marchio Azucena è stato acquisito da B&B Italia, che lo ha voluto preservare e rilanciare, in una visione attiva dell’heritage italiano, lo storico brand ritorna sul mercato con una serie di “classici moderni” disegnati dall’architetto Luigi Caccia Dominioni a partire dalla fine degli anni 40. Sedie, divani, tavoli e lampade che hanno scritto la storia del design made in Italy e che tornano oggi come testimonianza di classe e qualità.

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m6 -Ferrero1947

M6

M6 è un progetto di Luca Montrucchio per Ferrero1947, che nasce dalla riflessione sul comportamento dei diversi materiali e di coloro che li lavorano davanti ad uno schema fisso e prestabilito.

Il fulcro del progetto è una struttura squadrata, leggera e affusolata, realizzata in tondino di ferro dal diametro di 6 mm, verniciata nera e completata da una copertura orizzontale con 2 lembi verticali, per trasformarla in sedile o appoggio.

In una seconda fase sono stati selezionati 6 diversi materiali: lana, vetro, lamiera forata, cuoio, corda di lino e legno, e affidata la struttura finita, con allegato lo schema della copertura, a 6 artigiani, esperti nel loro settore, che interpretassero lo schema preciso del designer, risolvendo anche tecnicamente i nodi fondamentali per la realizzazione del manufatto.

La selezione è stata rigorosa:

per la lana: le tessitrici olandesi di Thomas Eyck, esperte nel lavoro della lana irlandese

per il vetro: la vetreria torinese Cristal King

per la lamiera forata: il fabbro del Roero Gatto

per il cuoio: il pellettiere e sellaio pinerolese Calautti

per la corda di lino: l’antica Manifattura di passamaneria Massia

per il legno: Tesio, lo storico falegname piemontese collaboratore di Carlo Mollino

Il risultato è un oggetto ibrido, tavolino d’appoggio o seduta, declinato in tutte le diverse tipologie, da utilizzarsi singolarmente o assemblabile con infiniti abbinamenti.

Completa la collezione M6 una panca, ottenuta dalla ripetizione del modulo, con sedile in tessuti monocromatici patch, e una struttura da muro, dalle identiche proporzioni e linee, con inserti in lamiera forata nera.

M6 è disponibile da novembre nella galleria FERRERO1947 a Torino, in corso Matteotti 15 oppure on-line tramite mail.

Atelier Van Lieshout

Atelier Van Lieshout

Atelier Van Lieshout

Atelier Van Lieshout è lo studio fondato dallo scultore, pittore e visionario Joep van Lieshout, che, dopo essersi diplomato alla Rotterdam Art Academy, è rapidamente diventato famoso con progetti che oscillano tra il mondo del design e quello dell’arte: scultura e installazioni, edifici e mobili, utopie e distopie. Nel 1995, Van Lieshout ha fondato il suo studio e da allora ha lavorato esclusivamente con il nome dello studio, che comprende più di venti collaboratori di origini e provenienze diverse. Tutti lavorano insieme in un grande capannone sul porto di Rotterdam, suddiviso in diversi reparti: fibra di vetro, scultura in legno, metallo. I progettisti sono strettamente coinvolti nel processo di fabbricazione di ciascun prodotto; per questo motivo progettazione e produzione di tutte le opere firmate AVL devono svolgersi necessariamente in questo unico luogo.
Negli ultimi tre decenni, Van Lieshout ha istituito una pratica multidisciplinare che produce opere ai confini tra arte, design e architettura, studiando la linea sottile tra arte manifatturiera e oggetti funzionali di produzione di massa e cercando di trovare i confini tra fantasia e funzione, tra fertilità e distruzione.
Van Lieshout analizza i sistemi, che si tratti della società nel suo insieme o del corpo umano; egli sperimenta, cerca alternative, tiene mostre come esperimenti per il riciclaggio e ha persino dichiarato uno stato indipendente nel porto di Rotterdam AVL-Ville nel 2001: uno stato libero nel porto di Rotterdam, con un minimo di regole, un massimo di libertà e il più alto grado di autarchia.
Tutte queste attività sono condotte nel tipico stile provocatorio di Van Lieshout, sia esso politico o materiale, combinando un’estetica e un’etica fantasiose con uno grande spirito imprenditoriale; il suo lavoro ha motivato i movimenti nel campo dell’architettura e dell’ecologia ed è stato celebrato, esposto e pubblicato a livello internazionale. Le sue opere condividono una serie di temi, motivi e ossessioni ricorrenti: sistemi, potere, autarchia, vita, sesso e morte – ognuno di questi traccia l’individuo umano di fronte a un tutto più grande come il suo noto lavoro Domestikator (2015). Questa scultura ha suscitato polemiche prima ancora di essere collocata al Louvre nel Jardin de Tuilleries, ma è stata poi adottata dal Centre Pompidou dove è stata esposta durante FiAC del 2017.

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Dick Van Hoff

Dick Van Hoff

Dick van Hoff nasce ad Amsterdam nel 1971 e si diploma alla Scuola d’Arte di Arnhem nel 1996, ora con sede a est dei Paesi Bassi.
Dopo il diploma inizia subito a progettare con il suo nome, aprendo un piccolo studio, che segue tutta l’evoluzione del progetto, dalla prima fase progettuale a quella della produzione; in tutti questi anni Van Hoff ha prodotto un flusso costante di oggetti di squisita fattura.
Attraverso il proprio lavoro di designer e come professore-tutor presso la Design Academy di Eindhoven, Dick van Hoff continua a svolgere un ruolo importante nel plasmare il futuro di molti giovani talenti olandesi e di quello che viene definito “Droog design thinking”. La sua promozione dell’artigianato fine accoppiato con tecniche industriali forgia un rinnovato interesse per i canoni moderni di forma, funzione e adeguatezza.
Il designer incarna valori universali in prodotti moderni che sembrano esistere da secoli: funzionalità, qualità e relazione tra utente e prodotto danno forza ai progetti; su una sedia di Dick van Hoff ci si siederà sempre bene, una sua lampada illuminerà sempre in maniera impeccabile il punto desiderato, il suo porta-legna in cuoio sarà comunque tra i migliori contenitori esistenti per la legna da affiancare al camino… Il funzionamento è più importante dell’estetica, ma ciò non significa che la forma segua la funzione; i disegni sono presenti, sono solidi e convincono proprio per il loro potente linguaggio visivo, sono icone che catturano il cuore.
Spesso robusti nella forma, ma sottilmente dettagliati, sono oggetti senza tempo, dove la loro presenza risulta ovvia, il loro posto nella casa logico e piacevole come un buon amico.
La personalizzazione industriale garantisce un modo di produzione intatto e penetrante in cui la qualità, la finitura e la scelta dei materiali sono fondamentali; i disegni sono realizzati con amore: amore per il prodotto, il processo decisionale, l’utente e la professione. Sia che il design sia prodotto industrialmente o manualmente, la perfezione e la maestria sono sempre molto visibili.
Il lavoro di Dick van Hoff è rappresentato nella collezione permanente del Boymans van Beuningen di Rotterdam, del Fond National d’Art Contemporaine, di Parigi e del Centraal Museum di Utrech.

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Wewood

Wewood

Wewood è un brand portoghese fondato nel 2010 a Granda, risultato della ricerca e sviluppo di Móveis Carlos Alfredo, storica azienda specializzata nella produzione e esportazione di mobili tradizionali in legno massiccio dal 1964: una nuova divisione rivolta design contemporaneo e a forme più sperimentali, senza dimenticare le solide radici legate alla tradizione della lavorazione del legno.

Il catalogo è composto da una parte dedicata alla casa e da un’altra per l’ufficio e il mondo del lavoro; ogni pezzo nasce dalla ispirazione e la creatività di giovani designer di talento e degli architetti, trasformando in realtà tangibile la saggezza e l’esperienza degli artigiani locali. Una piccola e giovane famiglia, che si occupa di tutte le fasi, dalla progettazione alla realizzazione, dalla distribuzione alla vendita. In Portogallo è infatti presente, sopratutto nelle zone limitrofe alla cittadina di Granda, una grande tradizione di piccole aziende manifatturiere dedicate alla esportazione del legno massiccio, in particolare noce e rovere, e di alcuni laboratori per la realizzazione di arredi in essenza.

La Wewood crede nell’importanza della falegnameria di alta gamma con la produzione di mobili massicci al fine di promuovere la cultura e il design portoghese, ancora poco conosciuto nel resto dell’Europa, ma con grande potenzialità e una lunga storia alle spalle; Il team, composto da ragazzi molto giovani, lavora ogni giorno per creare prodotti che rappresentino valori quali la passione, la funzione, l’estetica e il know-how, che testimoniano il dna del marchio.
La dedizione presente in tutte le fasi della produzione, e la combinazione di artigianalità e alta tecnologia certificano un prodotto naturale fatto con passione e competenza.

La collezione include arredi di varia tipologia: contenitori, tavoli, sedie, divani, tutti con la struttura in legno, frutto di una accurata realizzazione artigianale unita ad un design, che evoca forme e proporzioni degli anni ‘ 50, citando apertamente alcuni protagonisti storici del mondo del design, come ad esempio il professore Carlo Scarpa, tra le più note e raffinate personalità del design italiano. A lui è infatti dedicata una credenza, dal nome omonimo, in legno di noce e rovere, con ante scorrevoli intarsiate e gambe dalla tipica linea anni ’50; la stessa credenza è disponibile anche in altre varianti più chiare e meno elaborate.

Un discorso a parte deve essere dedicato alla Smart Shelf del designer Laurindo Marta, che rappresenta uno dei pezzi più iconici dell’intera collezione: una libreria che, grazie a dei perni bloccanti brevettati, può assumere configurazioni diverse, divertendosi a modificarne la forma e le dimensioni. La stessa viene realizzata in rovere chiaro o in noce scuro.

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Vitra

Vitra

Vitra è un’azienda svizzera dedicata al miglioramento della qualità delle abitazioni, degli uffici e degli spazi pubblici attraverso il potere del design, fondata a Weil am Rhein nel 1950 da Willi Fehlbaum, proprietario di un negozio di mobili nella vicina Basilea. I suoi prodotti sono sviluppati in un processo impeccabile, di progettazione intensiva, che riunisce eccellenza ingegneristica con genio creativo di designers di fama internazionale. L’obbiettivo, fino dai primi anni ‘50, è di creare interni , mobili e accessori funzionali e stimolanti attraverso alcuni principi guida come la longevità dei materiali, la costruzione impeccabile, l’alta qualità e l’importanza dell’ estetica, come dimostrato dai grandi classici, molti ancora in produzione dal 1950.

I grandi classici americani del design sono infatti stati il punto di partenza del catalogo Vitra, grazie all’accordo già nel 1946 con l’americana Herman Miller per l’acquisto dei diritti di produrrre in Europa la vasta collezione di Charles e Ray Eames. Willi Fehlbaum rimase folgorato dai progetti dei coniugi Eames durante un viaggio in America e volle a tutti i costi produrli e proporli al mercato europeo. Capolavori come la Eames Chair, l’ Alluminium Group, la Upholstered Lounge Chair, L’Elephant Stool, le sedie in Fiberglass….iniziarono quindi ad essere conosciuti e apprezzati anche in Europa grazie a Vitra. Successivamente a questa produzione si sono aggiunte le opere di altri maestri storici del design internazionale come George Nelson, Verner Panton, Jean Prouvé e a seguire, in anni più recenti i lavori di designers e architetti contemporanei come Antonio Citterio, i fratelli Bouroullec, Mario Bellini, Ron Aram, Jasper Morrison, Alberto Meda, Philippe Starck…

Dopo un terribile incendio, che devastò l’intera fabbrica nel 1981, venne chiamato l’architetto inglese Nicholas Grimshaw per progettare il nuovo stabilimento, pronto in soli 6 mesi, al quale si affiancò nel 1986 un altro edificio dell’architetto portoghese Alvaro Siza, iniziando quello che diventerà il futuro Vitra Campus, ovvero il raggruppamento più importante in Europa e probabilmente nel mondo di architetture contemporanee in uno spazio limitato. Tra i molteplici edifici si possono ricordare il Vitra Design Museum di Frank O. Gehry del 1989, il padiglione delle Conferenze di Tadao anno del 1993, la stazione dei Vigili del Fuoco di Zaha Hadid del 1993, l’installazione nel 2003 di una stazione di benzina progettata nel 1953 da Jean Prouvé fino ai più recenti VitraHaus degli architetti di Basilea Herzog & de Meuron del 2010, la struttura Diogene di Renzo Piano del 2013 o la fabbrica dello studio giapponese SAANA del 2013. Il Vitra Campus è diventato in pochi anni una meta molto frequentata dagli appassionati di design e non solo, grazie alle visite guidate nei vari stabilimenti, alle numerose mostre ed esposizioni sul design nel suo museo e a molte iniziative correlate al mondo del design e dell’arte.

Attualmente il catalogo Vitra si divide in 2 parti. una dedicata alla casa, la Home Collection, e una dedicata al contract e all’ufficio, con molta sensibilità verso lo smart working. In queste 2 parti vengono sempre equilibrate le proposte dei Maestri del design come gli Eames, Jean Prouvé, Verner Panton… e i progetti contemporanei di designers come i fratelli Bouroullec, Hella Jongerius, Konstanto Grcic, Jasper Morrison e molti altri.

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PP Mobler

PP Mobler

PP Mobler è un laboratorio di falegnameria danese a conduzione familiare fondato nel 1953 e ha una forte tradizione per la lavorazione di mobili di design di alta qualità. La motivazione è da sempre l’amore per il legno. La filosofia dell’azienda è che la tecnica, l’ingegno e l’artigianato possono essere combinati nella ricerca della qualità.
Il catalogo è quasi totalmente dedicato ai progetti dell’architetto danese Hans J. Wegner, che ha avuto un lungo e importante sodalizio con questa piccola realtà manifatturiera danese; Wegner adorava fermarsi nel laboratorio di PP Mobler, dove le sue idee prendevano corpo; qui poteva toccare con mano e percepire la connessione professionale tra designer e artigiano e sentire l’orgoglio e il rispetto per l’artigianato di alta qualità. Da parte sua il designer ha sempre fornito a questo piccolo laboratorio compiti entusiasmanti e difficili, percependo sempre la richiesta intransigente di qualità e l’impegno a sperimentare il materiale.
Tra il 1960 e il 1968 molti dei prototipi di Wegner furono sviluppati presso PP Mobler prima di entrare in produzione presso altre aziende, mentre dopo il 1968 il designer cominciò a disegnare i primi modelli per la produzione di PP Mobler, evento molto importante per questo piccolo laboratorio, che iniziava ad organizzare un piccolo catalogo in proprio. Wegner continuò ancora con più libertà la sua esplorazione delle possibilità del legno in termini di forma e costruzione.
Oggi PP Mobler produce un’ampia selezione di mobili di Wegner, la maggior parte sedie, sopratutto quelle con la costruzione più complessa, che nessun altro potrebbe realizzare. Tra queste la “The Round One”, come amava chiamarla Wegner con la sua tipica modestia provinciale, è uno dei mobili danesi più famosi al mondo, riassumendo in un modo semplice e modesto l’essenza della tradizione della lavorazione del legno e della filosofia del design danese. E’ l’opera più importante di Hans. J. Wegner.
Quando Johm F. Kennedy e Richard Nixon si incontrarono nel primo dibattito elettorale televisivo del 1960, si sedettero sulla Round Chair, scelta principalmente per il suo grande confort e per la sua genuina qualità; alla fine gli americani trovarono un nome nuovo e più eloquente per questa sedia: la chiamarono, e continuano a chiamarla, semplicemente “la sedia”.
Nel catalogo di PP Mobler trovano spazio molti atri progetti di Wegner, non solo sedie, ma anche poltrone, tavoli e scrittoi, come ad esempio la Peacock Chair del 1947, la Folding chair del 1949, la Papa Bear Chair del 1951, la Rocking chair del 1984, la The Circle Chair del 1986…
Un discorso a parte va riservato alla poltrona da relax Flag Halyard Chair del 1950, uno dei rarissimi progetti di Wegner non in legno, ma con una struttura in acciaio inossidabile e 240 metri di corda a formare il sedile e lo schienale, con l’aggiunta di una pelle di montone dal pelo lungo appoggiata sopra. Pur avendo ovvie preferenze per il legno, Wegner mostra in questo progetto il suo audace e coraggioso appetito per la creazione. Con la Flag Halyard Chair il designer rende omaggio ai primi designers modernisti come Le Corbusier, Mies van der Rohe e Marcel Breuer, e dimostra di essere in grado di padroneggiare l’acciaio inossidabile con la stessa eleganza del maestro del legno. La Flag Halyard Chair rimane uno dei più alti esempi di design danese e una delle poltrone reale più desiderate al mondo.

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Pastoe

Pastoe nasce in Olanda nel 1913 a Utrecht per la realizzazione di arredi, in particolare poltrone e divani, ma già dal 1948 si concentra su contenitori in legno in chiave moderna e funzionale. La sobrietà e la ricercatezza tecnica ed estetica sono sempre state le linee guida principali in tutte le collezioni che si sono avvicendate, fino alla più recente e amatissima serie Vision: contenitori a bussolotti, componibili in una grandissima quantità di misure, possibilità e colori, con la particolarità della apertura a pressione e degli spessori a 45 gradi. Il risultato, estremamente raffinato ed elegante, è molto amato da architetti, amanti del design e progettisti per la purezza della sua estetica.

La collezione di Pastoe è quindi il risultato di un’esperienza pluriennale nello sviluppo e nella produzione di mobili di altissima qualità. Ogni giorno si investe nuovamente nella qualità, alla continua ricerca di un ulteriore perfezionamento della tecnica e di una maggiore funzionalità, senza fermarsi, fino a raggiungere il risultato desiderato.

Quando si aumenta la sostenibilità visuale e materiale, anche i minimi dettagli diventano importanti; la visibilità di una vite o la forma di una cerniera sono quindi trattati con estrema cura e attenzione. La ricerca della perfezione è, e resterà sempre, insita nella cultura dell’azienda. I mobili Pastoe vengono ancora oggi realizzati nella storica fabbrica di Utrecht, facendo attenzione a mantenere la qualità tradizionale e artigianale. Per ottenere il risultato migliore, la produzione, infatti, è ancora in gran parte manuale. Grazie a questa attenzione e preparazione, nasce un mobile impeccabile di grande valore.

Pastoe è sempre rimasta fedele al principio modulare. I sistemi di mobili attuali si prestano a realizzare credenze, mobili TV, contenitori…e si possono definire opere d’arte figurative. Il mobile non fa solo parte della parete, ma anche la parete diventa parte del mobile grazie al gioco di ombre. I mobili Pastoe lasciano spazio ad aggiunte secondo il proprio gusto e grazie alla loro forma sono facilmente combinabili con altri stili e marche.

Il collegamento con l’arte è sempre molto stretto: nello sviluppo dei suoi mobili, l’azienda coinvolge l’abilità di architetti e artisti e il loro senso della forma, l’occhio attento per il dettaglio e il gioco tra luce e spazio. Si parte dalle forme, dai volumi e dai colori, elaborandoli, per tradurre il tutto in mobili. Ciò porta a mobili che sono sia funzionali che artistici: un mobile come oggetto. Oltre alla collaborazione con architetti e artisti, la sezione di sviluppo del prodotto, sempre in prima linea, traduce i segnali provenienti dal mercato in mobili in linea con la visione progettuale di Pastoe.

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Moormann, complementi arredo moderni, interni, design

Moormann

Nils Holger Moormann in 1982, after studying law, became passionate about the world of design and decided, self-taught and far from the production logics of furniture companies, to develop furniture that showed a reduced formal language and very precise solutions in detail, synonymous with that current called “Neues Deutsches Design”.

Moormann’s main thoughts are simplicity, intelligence and innovation, which must be applied simultaneously for the well-being of society. The first goal is to analyze the needs in the light of new ways of living and working, which often and increasingly coincide within the same spaces; the second step is to identify concrete design solutions, simple, but not trivial, to solve all needs. Through this simple process, we arrive at the creation of solutions, initially dedicated to the idea of ??containing and tidying up, identifying a universal bookcase model, easy in concept and assembly, but extremely refined and elegant; a piece, like the following ones, out of fashions and trends, imbued with timelessness to become a cornerstone of design.

To achieve all this, it was necessary to identify the right place, where to work, design and produce the ideal pieces; and what better place to find the roots of this furniture if not between the raw mountain climate and the lively Nordic traditions, among the beasts of the fields and a heartfelt attention to the ecological balance? The mountain and natural place, far from the usual industrial districts and cities, has been fundamental for the creation and evolution of this philosophy. Of course, the whole project can no longer be achieved by a single person as in the beginning, but by a close-knit and convinced team, now made up of about 40 brilliant minds.

Moormann is not entirely easy to classify. It is not only Nordic design, which would resonate in a limited way, having many international designers within the team. Its aesthetics, although close to Finnish, Swedish and Danish examples, is more complex, the result of the union of impeccable technology and a careful look at attractive and sober shapes at the same time. The wood used for the whole collection is always the same, i.e. light birch from Alvarian memory, but also natural MDF, with a very ecological, but not poor effect, often combined with linoleum or laminates in absolute colors, white or black, sometimes red. The bookcase, interpreted over the decades in multiple ways and with countless variations, remains the main product of the collection, to which beds, tables, desks, containers and small accessories of great beauty and functionality have gradually been added.

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